giovedì 26 luglio 2007
Dedicato al mio amico Max e a tutti quelli che...il mare...
Amiamo le Pontine, con una preferenza per Ventotene
( riflesso nei miei occhiali il pontile del porto nuovo)
e amiamo fermarci una notte in rada a Ischia sulla via del ritorno.
So che il castello farà felice qualcuno...
L'ultimo nato
Questo è l'ultimo progetto realizzato. Come spesso accade ho ideato il layout e l'immagine coordinata. Il committente è una persona giovane e dinamica, e desiderava un locale che potesse proporsi anche come American bar.
E' un bar in un grande centro commerciale vicino Caserta. Ha rappresentato una sfida contro il tempo. Per una serie di motivi bisognava realizzare tutto in un mese, e ce l'abbiamo fatta. Mancano alcune rifiniture e sedie e tavolini non sono ancora i definitivi, ma il bar ha aperto i battenti e va alla grande, grazie anche alla qualità dei prodotti venduti (dal caffè alla gastronomia) ed al personale cordiale e preparato. Per cui in bocca al lupo ai simpatici ed amichevoli proprietari e complimenti alle maestranze che hanno eseguito i lavori ed agli artigiani che hanno realizzato gli arredi ai quali va anche un grazie da parte mia.
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martedì 24 luglio 2007
Help for Kawa
lunedì 23 luglio 2007
Fuori tema
Stavo partecipando al post di un amico riguardo alla musica e mi è venuta voglia di scrivere questa cosetta circa un interrogativo banale ed abusato:
Beatles o Rolling Stones?
Per quanto mi riguarda, Rolling Stones.
Non ho mai sopportato i Beatles, la loro musica, non gli sono grato per aver cambiato la musica da dopo Elvis in poi, e non lo credo neppure.
Mi piace la radice Blues degli Stones, odio quelle faccine per bene dei Beatles, quei loro ondeggiamenti delle testoline, quegli abitini e quegli atteggiamenti da ragazzini educati, per poi andare in India a farsi l'impossibile.
Almeno quelle facce da pervertiti degli Stones non hanno mai negato i loro vizietti, si vanno a lavare il sangue di tanto in tanto, e continuano a fare 2.000.000 di persone ad un loro concerto.
Mi direte che se tutti i Beatles fossero vivi li farebbero anche loro...sfiga, non lo potremo mai sapere.
Sul piano umano sono tutti insopportabili, le Pietre e gli Scarafaggi, ma a me piace il blues e così non possiedo neanche un disco dei Beatles, nè di Lennon, (trovo Imagine insopportabile, come pure Yoko, e il loro figlioletto deficiente). L'unico che meritava attenzione, forse per il suo impegno e per gli eventi che ha organizzato è George Harrison, ma se ne è andato. I migliori brani dei Beatles li hanno eseguiti altri artisti, Joe Cocker su tutti, ma guardate anche chi ha eseguito un brano dei Beatles. Lennon, con quel suo fare ascetico e di chi possiede la verità mi stava cordialmente sui cosiddetti, ma non meritava la fine che ha fatto, Ringo che si è trovato in paradiso senza volerlo poi, è uno scandalo. Con questo non elogio nè le droghe nè l'essere maledetti o finti tali, dico solo che anche se musicalmente nessuno dei due gruppi è realmente capace, gli Stones li ascolto molto volentieri. Per entrambi vale che se non ne possedessi dischi non sarebbe un grave danno, ma in ogni discoteca che si rispetti, qualcosina ci deve essere.
Forse a sessant'anni suonati, Jagger che zompetta è un po' ridicolo, ma sempre meglio di quel faccino tondo di Mc Cartney col suo ridicolo basso a violino e le sue melodie da demente.
Non si finisce mai d'imparare
Domenica, ancora per mare.
E' una vita che vado per mare, eppure c'è sempre qualcosa che mi sorprende.
Siamo usciti per mare con un comodo gozzo, siccome era tardi, provenendo da Pozzuoli ci siamo fermati a ridosso delle coltivazioni di cozze, vicino Capo Miseno.
Era la prima volta che mi fermavo lì e, devo dire, lo spettacolo è stato impagabile, l'atmosfera, il panorama e il mare mi hanno molto sorpreso, sembrava di essere in un luogo assolutamente diverso da quello che è. La sensazione è stata quella di sentirsi in vacanza, lontani da casa, nonostante fossimo così vicini. Birra, panino con caprese e gli amici hanno fatto il resto.
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giovedì 19 luglio 2007
Omaggio a Vincent
Un omaggio al genio, alla follia, alla spontaneità e alla ingenuità di un uomo che aveva capito troppo o troppo poco.
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martedì 17 luglio 2007
Napoletani? I più creativi
Ditemi voi come definireste una mente capace di inventare una cosa del genere.
Ai tempi di Azzurra, nel 1983, le pescherie avevano scelto il nome ispirandosi alla barca italiana contender dell'America's Cup, e molte attività commerciali nacquero col nome di Azzurra appunto.
Ma questa è eccezionale. Direi "cos'e pazz'!"
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lunedì 16 luglio 2007
Rispettiamo i tempi
Rivolto a me stesso e ai miei colleghi. Cerchiamo, per quanto possibile di fare il nostro lavoro rispettando i tempi di progettazione, realizzazione e consegna. Cerchiamo di non cascare nei tranelli dei clienti che ci chiedono i lavori in poco tempo, cerchiamo di spiegare loro che un buon lavoro va pensato ed eseguito in tempi ragionevolmente consoni all'entità del lavoro stesso. La fretta non fa bene ai clienti e non giova a noi. Il risultato è quello di avere in lavoro che poteva riuscire meglio, ed un designer stressato. E non è buono!
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martedì 10 luglio 2007
La vela si sta sporcando
E' con grande tristezza che faccio quest'affermazione, ma per l'ennesima volta, nelle acque laziali si è consumato un episodio sgradevole.
Devo accennare di come le cose vanno in un luogo incantevole delle coste laziali.
Come sempre, non farò nomi e non citerò neanche i luoghi. Per correttezza, il blog è un luogo autarchico e non mi sembra il posto più indicato per un dibattito.
Vengo ai fatti. Già durante un importante trofeo che si svolge nella cittadina in questione si sono verificate irregolarità, tanto che il comitato di regata è stato segnalato alla Federazione Italiana della Vela. Questa volta, nonostante l'imbarcazione con la quale ho regatato e faticosamente conquistato il terzo posto di categoria, non abbiamo ricevuto il premio. Per giochi di potere e per motivi di "pubbliche relazioni" sono stati premiati il primo, il secondo ed il terzo di tutti i raggruppamenti, anche di quelli dove erano presenti solo tre barche! Il nostro, che era il raggruppamento più numeroso, e con la presenza di barche importanti e competitive, è stato penalizzato, premiandone solo il primo ed il secondo classificato. Alle nostre ironiche rimostranze ci è stato risposto con un imbarazzato sorriso. Non una parola di scuse, non un cenno di riparazione alla manchevolezza. Questo ci ha lasciati amareggiati e perplessi. L'evento, così ben organizzato si è perso per una coppa. Concludendo, direi che, perdendosi per una coppa, gli organizzatori hanno perso la faccia, e noi abbiamo perso un pezzetto di fiducia in quello sport bello ed elegante che è la vela.
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giovedì 5 luglio 2007
Sembra impossibile eppure...
...eppure, a Napoli, la pizza la fanno mediamente male.
Naturalmente non farò nomi, tralascerò i luoghi dove un alimento così semplice viene elevato a ranghi principeschi, tantomeno farò i nomi delle pizzerie nelle quali la pizza è immangiabile.
Ma devo raccontare l'ultima esperienza.
Una piccola premessa: la pizza, è un alimento semplice, acqua, farina, pomodoro, fior di latte, olio, basilico e parmigiano. Nella sua semplicità è il segreto ma anche la sua difficoltà. Come il caffè, anche Lei risente delle condizioni amosferiche, del calore delle mani che la lavorano, dell'acqua, della legna usata per scaldare il forno, ecc ecc...
Ebbene, l'altra sera, nonostante la pizza a Napoli la mangi quasi esclusivamente in un solo posto, mi sono lasciato convincere ad andare a mangiarla in un locale che va per la maggiore e che ha aperto e sta aprendo sedi in tutto il mondo.
E ci sono cascato: La pizza era inmangiabile, gommosa, fredda, insapore e naturalmente indigeribile. L'impasto fatto col lievito e non con il criscito (lievito madre) ha continuato a lievitare nel mio stomaco col risultato di provocarmi una sete implacabile. In compenso, la birra, che tradizionalmente si beve con la pizza, era calda e piatta, direi sfiatata, il servizio di una lentezza esasperante ed il dessert mi sembrava, più che con gelato, molto ben scongelato.
Fortunatamente il conto è stato abbastanza accettabile (e avrei voluto vedere, sono noto per essere un contestatore della qualità).
Concludo: non basta inventarsi nomi divertenti o accattivanti, arredare con inventiva e design i locali, vestire il personale con T shirt alla moda.
BISOGNA SAPER CUCINARE, RISPETTANDO LA QUALITA' DEGLI INGREDIENTI E LA PREPARAZIONE DEL CIBO, SAPER PORGERE E PRENDERSI CURA DEI CLIENTI, RISPETTARE L'ARTE CULINARIA.
L'ho già scritto altrove, basta con gli improvvisati gourmet, se decidete di farvi pagare, almeno studiate ed imparate la cultura del cibo.
I soldi vanno e vengono, i clienti no.
mercoledì 4 luglio 2007
La regata lunga
Mi scuserete la piccola digressione, ma mi faceva piacere ripubblicare questa cosina scritta qualche tempo fa...
Sua Maestà il Fastnet
(al Fastnet ed alla regata che lo vede protagonista dedicherò un post a parte)
La vela è un’attività meravigliosa, è uno sport a contatto con la Natura ed è soprattutto un modo per misurarsi con se stessi, gli altri ed il mare.
Fare regate poi, è ancora più entusiasmante perché, in pochi sport, come in questo, ci è data la possibilità di competere contro professionisti o di diventarlo anche in età non più adolescnziale.
L’adrenalina che si produce durante una regata sulle boe è tanta e la tensione a bordo è alta, tutti si sforzano per mantenersi concentrati, e, se tutto andrà bene e la fortuna ci avrà assistito, riusciremo pure a fare il risultato.
C’è però un tipo di regata che merita qualche ragionamento in più, quella regata che molti amano, per il fascino ed il contatto prolungato col mare e con la barca, ma che credo, i più detestino per l’assoluta incertezza del risultato e per lo stress fisico e mentale a cui gli equipaggi sono sottoposti: La Regata Lunga!
Almeno 180 miglia (ma alcune molte di più) a zonzo per il mare cercando di intuire bordi, scandire turni, nutrirsi, cambiarsi e ricambiarsi, riposare (qualcuno ci riesce!!!).
Ma procediamo con ordine: prima di tutto la regata lunga comincia a terra, un giorno prima, con la cambusa, e la preparazione della barca.
I comuni mortali, e non i professionisti che si portano dietro solo barrette energetiche, preparano la cambusa come se dovessero sopravvivere all’olocausto nucleare. C’è sempre qualcuno che ha paura di morire d’inedia tra una virata e l’altra così, giusto per non appesantire la barca, ecco una breve lista di cibarie che un equipaggio di sette, otto persone si porta dietro:
frittata di maccheroni preparata con un uovo per ogni membro dell’equipaggio e almeno 150 gr. di pasta a testa, avete idea di quanto pesa ed il colesterolo dove schizza?
Se l’apporto di carboidrati dovesse essere poco, si sa, i muscoli necessitano zuccheri, si prepara anche un’insalata di riso, che nel migliore dei casi è già porzionata in contenitori di alluminio, cosa che consiglio, se non si vuole riempire il frigo, la dinette, il pozzetto e la sentina di chicchi di riso e giardiniera; pensate alle difficoltà che si incontrano cercando di servirsi, sotto coperta, l’insalata di riso con una forchettina di plastica, col mare formato e 25 nodi di vento? Il più delle volte poi, arrivi a scovare la pietanza in questione, al secondo giorno di regata, quando oramai è gia andata a male ed ha appestato tutto il frigo, che sul fondo ha già di suo, quella melmetta fetida composta da liquidi vari, foglioline di basilico, bucce di banana, grasso di prosciutto ecc ecc...
Passiamo alle proteine. Come la mettiamo col calo del tono muscolare? Quindi vai coi panini prosciutto e formaggio, cotolette, salame piccante...
Un altro problema che assilla i regatanti e soprattutto gli armatori è la disidratazione, quindi, oltre ai 50 litri di liquidi alcolici e non, si imbarcano circa 6 Kg. di banane, mele del Trentino in quantità sufficiente per un’apple pie per 40 persone, arance che basterebbero ad un reggimento. Naturalmente tutta questa frutta rimarrà a fermentare in frigo per tre giorni, col risultato che a fine regata, si estrae dalla ghiacciaia, una busta piena di una poltiglia a metà strada tra una macedonia ed una marmellata.
“E il dolce? le vogliamo portare 10, 15 tavolette di cioccolato? a me solo fondente”, “Io lo voglio pralinato!”, “Io al latte o bianco”....
Ok, la cambusa è fatta, passiamo alla borsa.
Lessi da qualche parte che i velisti neozelandesi portano con loro solo la cerata e lo spazzolino da denti.
E noi?
Indipendentemente dal fatto che la regata si svolga in inverno o in estate, la nostra borsa comprende ricambi quattro stagioni, il tutto raddoppiato.
In questo caso il tattico gioca la sua parte; è lui che consultando il meteo, ci dirà se è prevista pioggia, mare formato, uragani, trombe d’aria...Egli, mantenendosi sul vago ci dirà, inevitabilmente “Ragazzi, ci sono tre previsioni diverse, quindi portatevi un po’ di tutto”.
Qualcuno lo segue alla lettera e prepara un bagaglio da crociera sulla Costa Magnifica, pantofole, veste da camera e pigiama compresi. E li indossano!!!
Così equipaggiati, con la barca che già cede e scricchiola sotto il peso delle cose imbarcate ci si dirige verso la partenza, chi gasato dall’avventura da affrontare, chi, come me, con la morte nel cuore, consapevole che dovrà fare ricorso a tutte le sue risorse per finire la regata in modo umanamente dignitoso.
Inizia la regata, tutti tesi e concentrati, al quarto miglio, il tattico ordina “Voi due, andate a dormire!”. Ma che cazzo gli prende, come faccio a riposare, fa un caldo della madonna, la barca rolla e beccheggia, sottocoperta già si comincia a sentire il puzzo di nafta misto a quello di cibo andato a male, “vacci tu a dormire...io mi faccio tutta una tirata fuori, nel caso dormirò appeso alle draglie, come uno straccio appeso ad uno stendipanni!”.
Così la regata lunga procede, tra un esasperante calo di vento, ed un improvviso rinforzo, tra un’ondata che ti coglie senza cerata, ed un sole che spacca le pietre, che invece ti becca tutto infagottato, perché nel frattempo ti sei coperto per affrontare i marosi.
La termoregolazione va a farsi fottere, e così rinunci a cambiarti e rimani vestito da esploratore del polo anche se è giugno, nella cerata, oramai c’è un clima subtropicale, caldo umido, e nelle parti basse, una specie di pappetta che ti auguri non dover tirare fuori per fare pipì, staresti lì a ravanare una buona mezz’ora prima di riuscire a smollare uno striminzito getto.
Nel frattempo, i ritmi circadiani non esistono più, ronfi profondamente alle undici di mattina, alle quattro di notte stai pucciando una banana nell’insalata di riso, o ti stai facendo un panino cotoletta e cioccolato al latte...!!!
Ma si rimane concentrati, e la regata finisce e ricomincia dieci volte, di notte sei convinto che sei ultimo, all’alba, ci si ritrova tutti vicini e forse ce la puoi fare ad ottenere il risultato. Poi lo sconforto, qualcuno chiede “Avete calcolato il tempo massimo?”. questa è la frase che ti fa crollare il morale: vuoi vedere che dopo tutti ‘sti sforzi, con lo stomaco sottosopra e gli arti anchilosati per la posizione in pozzetto, non ce la facciamo a finire la regata?
Ma la regata la finiamo, ed inaspettatamente ci siamo anche piazzati bene, ritorna il sorriso, ora non resta che ormeggiare, ripulire un po’, ed infilarsi sotto la doccia, sperando di non addormentarci mentre ci facciamo lo shampoo.
Sua Maestà il Fastnet
(al Fastnet ed alla regata che lo vede protagonista dedicherò un post a parte)
LA REGATA LUNGA
La vela è un’attività meravigliosa, è uno sport a contatto con la Natura ed è soprattutto un modo per misurarsi con se stessi, gli altri ed il mare.
Fare regate poi, è ancora più entusiasmante perché, in pochi sport, come in questo, ci è data la possibilità di competere contro professionisti o di diventarlo anche in età non più adolescnziale.
L’adrenalina che si produce durante una regata sulle boe è tanta e la tensione a bordo è alta, tutti si sforzano per mantenersi concentrati, e, se tutto andrà bene e la fortuna ci avrà assistito, riusciremo pure a fare il risultato.
C’è però un tipo di regata che merita qualche ragionamento in più, quella regata che molti amano, per il fascino ed il contatto prolungato col mare e con la barca, ma che credo, i più detestino per l’assoluta incertezza del risultato e per lo stress fisico e mentale a cui gli equipaggi sono sottoposti: La Regata Lunga!
Almeno 180 miglia (ma alcune molte di più) a zonzo per il mare cercando di intuire bordi, scandire turni, nutrirsi, cambiarsi e ricambiarsi, riposare (qualcuno ci riesce!!!).
Ma procediamo con ordine: prima di tutto la regata lunga comincia a terra, un giorno prima, con la cambusa, e la preparazione della barca.
I comuni mortali, e non i professionisti che si portano dietro solo barrette energetiche, preparano la cambusa come se dovessero sopravvivere all’olocausto nucleare. C’è sempre qualcuno che ha paura di morire d’inedia tra una virata e l’altra così, giusto per non appesantire la barca, ecco una breve lista di cibarie che un equipaggio di sette, otto persone si porta dietro:
frittata di maccheroni preparata con un uovo per ogni membro dell’equipaggio e almeno 150 gr. di pasta a testa, avete idea di quanto pesa ed il colesterolo dove schizza?
Se l’apporto di carboidrati dovesse essere poco, si sa, i muscoli necessitano zuccheri, si prepara anche un’insalata di riso, che nel migliore dei casi è già porzionata in contenitori di alluminio, cosa che consiglio, se non si vuole riempire il frigo, la dinette, il pozzetto e la sentina di chicchi di riso e giardiniera; pensate alle difficoltà che si incontrano cercando di servirsi, sotto coperta, l’insalata di riso con una forchettina di plastica, col mare formato e 25 nodi di vento? Il più delle volte poi, arrivi a scovare la pietanza in questione, al secondo giorno di regata, quando oramai è gia andata a male ed ha appestato tutto il frigo, che sul fondo ha già di suo, quella melmetta fetida composta da liquidi vari, foglioline di basilico, bucce di banana, grasso di prosciutto ecc ecc...
Passiamo alle proteine. Come la mettiamo col calo del tono muscolare? Quindi vai coi panini prosciutto e formaggio, cotolette, salame piccante...
Un altro problema che assilla i regatanti e soprattutto gli armatori è la disidratazione, quindi, oltre ai 50 litri di liquidi alcolici e non, si imbarcano circa 6 Kg. di banane, mele del Trentino in quantità sufficiente per un’apple pie per 40 persone, arance che basterebbero ad un reggimento. Naturalmente tutta questa frutta rimarrà a fermentare in frigo per tre giorni, col risultato che a fine regata, si estrae dalla ghiacciaia, una busta piena di una poltiglia a metà strada tra una macedonia ed una marmellata.
“E il dolce? le vogliamo portare 10, 15 tavolette di cioccolato? a me solo fondente”, “Io lo voglio pralinato!”, “Io al latte o bianco”....
Ok, la cambusa è fatta, passiamo alla borsa.
Lessi da qualche parte che i velisti neozelandesi portano con loro solo la cerata e lo spazzolino da denti.
E noi?
Indipendentemente dal fatto che la regata si svolga in inverno o in estate, la nostra borsa comprende ricambi quattro stagioni, il tutto raddoppiato.
In questo caso il tattico gioca la sua parte; è lui che consultando il meteo, ci dirà se è prevista pioggia, mare formato, uragani, trombe d’aria...Egli, mantenendosi sul vago ci dirà, inevitabilmente “Ragazzi, ci sono tre previsioni diverse, quindi portatevi un po’ di tutto”.
Qualcuno lo segue alla lettera e prepara un bagaglio da crociera sulla Costa Magnifica, pantofole, veste da camera e pigiama compresi. E li indossano!!!
Così equipaggiati, con la barca che già cede e scricchiola sotto il peso delle cose imbarcate ci si dirige verso la partenza, chi gasato dall’avventura da affrontare, chi, come me, con la morte nel cuore, consapevole che dovrà fare ricorso a tutte le sue risorse per finire la regata in modo umanamente dignitoso.
Inizia la regata, tutti tesi e concentrati, al quarto miglio, il tattico ordina “Voi due, andate a dormire!”. Ma che cazzo gli prende, come faccio a riposare, fa un caldo della madonna, la barca rolla e beccheggia, sottocoperta già si comincia a sentire il puzzo di nafta misto a quello di cibo andato a male, “vacci tu a dormire...io mi faccio tutta una tirata fuori, nel caso dormirò appeso alle draglie, come uno straccio appeso ad uno stendipanni!”.
Così la regata lunga procede, tra un esasperante calo di vento, ed un improvviso rinforzo, tra un’ondata che ti coglie senza cerata, ed un sole che spacca le pietre, che invece ti becca tutto infagottato, perché nel frattempo ti sei coperto per affrontare i marosi.
La termoregolazione va a farsi fottere, e così rinunci a cambiarti e rimani vestito da esploratore del polo anche se è giugno, nella cerata, oramai c’è un clima subtropicale, caldo umido, e nelle parti basse, una specie di pappetta che ti auguri non dover tirare fuori per fare pipì, staresti lì a ravanare una buona mezz’ora prima di riuscire a smollare uno striminzito getto.
Nel frattempo, i ritmi circadiani non esistono più, ronfi profondamente alle undici di mattina, alle quattro di notte stai pucciando una banana nell’insalata di riso, o ti stai facendo un panino cotoletta e cioccolato al latte...!!!
Ma si rimane concentrati, e la regata finisce e ricomincia dieci volte, di notte sei convinto che sei ultimo, all’alba, ci si ritrova tutti vicini e forse ce la puoi fare ad ottenere il risultato. Poi lo sconforto, qualcuno chiede “Avete calcolato il tempo massimo?”. questa è la frase che ti fa crollare il morale: vuoi vedere che dopo tutti ‘sti sforzi, con lo stomaco sottosopra e gli arti anchilosati per la posizione in pozzetto, non ce la facciamo a finire la regata?
Ma la regata la finiamo, ed inaspettatamente ci siamo anche piazzati bene, ritorna il sorriso, ora non resta che ormeggiare, ripulire un po’, ed infilarsi sotto la doccia, sperando di non addormentarci mentre ci facciamo lo shampoo.
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lunedì 2 luglio 2007
Un piccolo assaggio...
In attesa del resoconto sulle Vele d'Epoca a Napoli, eccovi un piccolo assaggio.
C'era anche quest'imbarcazione. Si è classificata seconda ed è di un armatore napoletano.
Questa non è una barca qualsiasi, è l'8 metri SI ITALIA, che, nelle acque di Kiel, vince la Medaglia d'Oro alle Olimpiadi di Berlino del 1936 con al timone Giovanni Leone Reggio.
Ora, la barca necessita di un serio restauro, ma la passione non basta, occorrono finanze adeguate. Nonostante ciò, la barca ha regatato con un equipaggio tutto napoletano e, non potevano fare di meglio.
Nel prossimo post il mio personalissimo resoconto di questi quattro giorni di sole, vento ed onde.
C'era anche quest'imbarcazione. Si è classificata seconda ed è di un armatore napoletano.
Questa non è una barca qualsiasi, è l'8 metri SI ITALIA, che, nelle acque di Kiel, vince la Medaglia d'Oro alle Olimpiadi di Berlino del 1936 con al timone Giovanni Leone Reggio.
Ora, la barca necessita di un serio restauro, ma la passione non basta, occorrono finanze adeguate. Nonostante ciò, la barca ha regatato con un equipaggio tutto napoletano e, non potevano fare di meglio.
Nel prossimo post il mio personalissimo resoconto di questi quattro giorni di sole, vento ed onde.
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