martedì 29 aprile 2008

Ischia. La cena al ristorante


Bene, si è fatta sera ed è ora di andare a cena. Chiediamo all'albergatrice di prenotarci un ristorante. Primo errore. Se è tardi e non avete prenotato, le opzioni sono due, o andate a letto senza cena, o è meglio un Buondì con scadenza maggio 2008. Comunque la compagnia è ottima e quindi ci avviamo verso quello squallido e fetido lastricato punteggiato da bettole e finti bar che tutti chiamano, non senza una certa enfasi, Riva Destra. Ma de che? Il porto di Ischia è di origini vulcaniche, quindi circolare, e comunque non esiste la corrispondente Riva Sinistra. Ad onor del vero un bar condotto in modo garbato c'è, è il Cappuccino, che ti serve il miglior Sgroppino dell'isola, una certezza, un sapore invariato negli anni.
Torniamo al ristorante, entriamo in una di quelle tende ad ossigeno che si montano quando non ti danno il permesso per una pedana decente, e così ti sembra di mangiare nel reparto di terapia intensiva dopo un ictus. Io non faccio nomi, mai, ma questa volta vi aiuto, il ristorante è intitolato ad un cartoon colorato e felino. Lo scrivo giusto per darvi modo di evitarlo. Ho spesso scritto di ristoranti che meritano, perchè non farlo per quelli da evitare?
Ci accomodiamo, e come spesso accade, nei ristoranti che sono lì per il turismo tedesco di massa e per gli sprovveduti che si vantano di aver cenato sulla "Riva", siamo accolti dall'unico cameriere di tutto il locale sovraffollato. E' inizio stagione, non sia mai che il proprietario assuma un aiuto al povero demente che ci ha serviti. E serviti è un termine assolutamente inappropriato. Il poverino, che forse in un'altra vita faceva l'uomo proiettile al Circo Togni, ha creato un tale caos con le ordinazioni, scrivendo e riscrivendo più volte le pietanze scelte, che chi mi conosce ha cominciato ad aspettarsi una delle mie reazioni. Invece niente, un bonzo, mi sono mantenuto calmo, sorridente e conviviale. Ordino una semplicissima frittura di paranza, e che Dio me la mandi buona.
Prima della mia fritturina vengono serviti i primi ad alcuni amici, che memori di uno straordinario piatto assaggiato a Ventotene, lo riordinano qui. Gnocchi cozze e pecorino. Naturalmente se gli gnocchi sono di buona fattura e le cozze fresche, condite con una salsa al pomodoro, il piatto è una delizia. Rustico, un po' grezzo, ma si lascia mangiare bene dopo una regata. Purtroppo, nulla di tutto ciò. Arrivano in tavola degli gnocchi in bianco con delle cozze complete di guscio e scaglie di pecorino di dubbia origine. Il sapore ignobile. Passiamo a me, o meglio al mio giubbotto. Infatti prima di essere servito io, è stato servita la mia giacca impermeabile di una oleosa colatura di sugo di scaloppina che il cameriere ha provveduto a versare con maestria e gioco di polso degni del miglior Silvan. Il mio giubbotto, a digiuno da tempo, ha ringraziato. Ed io? Bonzo, calmo, sorridente, conviviale. Arriva la mia "Paranza". Ma dico io, che ci vuole? Sono quattro pescetti e due "ranfe" (tentacoli) di calamaro infarinati e fritti. Certo se la farina è sostituita col borotalco, e l'olio è lubrificante per motori diesel, il risultato è catastrofico. Faccio finta di mangiare per non disturbare l'ilarità dei commensali, mentre il demente (cameriere), con una pezzuola bagnata (di che? mha!), tenta di smacchiare il mio giubbotto, la mia felpa, me, la sedia...Ed io? Bonzo, calmo, sorridente, conviviale.
ne abbiamo abbastanza, stiamo per chiedere il conto, quando ci accorgiamo che uno degli amici ancora non era stato servito, aspettiamo e finalmente paghiamo ed andiamo via.


Vi chiederete, ma come, e tu? sempre bonzo, calmo, sorridente, conviviale?
Eccome.
Non faccio neanche dieci passi che torno indietro e trovo sulla soglia della tenda ad ossigeno il demente ed il suo datore di lavoro, il responsabile di tutto, colui che ha aperto un ristorante con la stessa cura con cui una iena aspetta il momento giusto per cibarsi.
Mi avvicino con lo sguardo ed il portamento che sfodero quando veramente non ne posso più e, senza che i due avessero la possibilità di replicare, spiattello tutto quello che non è andato bene. Dalla A alla Z.

La iena con fare arrogante e aggressivo tenta di dire qualcosa, ma io ho già girato la schiena e lentamente raggiungo i miei amici.

"ma dov'eri? ti abbiamo perso, non ti trovavamo più!". Tranquilli, ho imparato, per il bene di tutti ad essere bonzo, calmo, sorridente, conviviale, ma poi da solo, ritorno ad essere il polemico, rompiscatole, puntiglioso, rigoroso e irascibile Carlo.
Ma potevate mai immaginare, dopo una nefasta esperienza del genere, che io me ne tornassi in albergo a dormire placidamente con tutto sullo stomaco? Impossibile! AH che soddisfazione!

Per fortuna al Cappuccino ci hanno servito un rassicurante Sgroppino, con buona pace di tutti.

Il giorno dopo, la bestia ha chiamato l'albergatrice per scusarsi dell'accaduto. Troppo tardi, nessuna pietà per gente del genere. Peccato che abbia preso il nome da uno dei più sofisticati ed ironici cartoon della storia dell'Animazione.
Bestia, la prossima volta lascia stare i nobili felini e ispirati ad animali più consoni al tuo locale!

lunedì 28 aprile 2008

Ischia. Le regate

Dunque, eccovi il primo resoconto di quello che è successo in mare.
Prima regata, Napoli - Ischia. Appuntamento a bordo alle 8,30. Ci siamo trascinati in barca col corpo ben sveglio, ma con il cervello ancora mollemente adagiato sul cuscino, usciamo in mare. Bene, non molto da dire circa questa prima regata, 10 - 12 nodi di vento, la barca è un fulmine, l'equipaggio, sebbene alcuni di noi ci fossimo visti per la prima volta, era affiatato fin da subito. Rispettiamo le regole della navigazione, osserviamo le istruzioni di regata e vinciamo.

Seconda regata, giro dell'Isola d'Ischia. Questa è stata la regata più entusiasmante. Devo fare una piccola premessa. Questi tre giorni sono stati imperniati intorno ad un'unica parola che ha condizionato l'andamento delle regate, dei nostri movimenti e un po' delle nostre vite. La parola in questione è CANCELLO.
Vi chiederete in che senso. Vi spiego. Il cancello è un particolare ostacolo costituito da due boe distanziate tra loro di una ventina di metri, in cui le imbarcazioni in regata devono entrare secondo un senso prestabilito, ed uscirne girando o la boa di dritta o di sinistra, discrezionalmente e secondo il bordo scelto. Ora, chi va per mare il cancello lo conosce lo gira nel senso giusto e prosegue la sua regata verso l'arrivo. Chi invece si trova per mare casualmente, magari era solo uscito a comprare il giornale e si era trovato proiettato per magia nel bel mezzo di un campo di regata, il cancello lo gira un po' come gli pare, al contrario, sotto sopra, a remi, a motore, a nuoto dopo aver ormeggiato la barca, insomma un pelino da sprovveduto. Ma c'è anche chi, non ostante sia un velista quotato, non lo gira proprio, e viene squalificato. Chiarendo che il velista in questione era più d'uno e che erano nostri diretti avversari, la cosa ci ha fatto molto piacere. Naturalmente la storia del cancello ha scatenato dispute e proteste senza fine, alimentate in primis, dalla nostra team manager F. PITBULL de G., che il cancello se l'è sognato pure la notte. Torniamo alla regata, partita in ritardo proprio a causa della nostra PITBULL saldamente attaccata alla caviglia del presidente del comitato di regata. L'isola si presentava in tutto il suo splendore, il vento ci ha assistito per tutta la regata, ma la cosa che più ci ha entusiasmato è stata l'ultima bolina, che con vento molto instabile, tra mancanze e rinforzi, tra tondi e scarsi (?) ci ha permesso, grazie alla nostra concentrazione ed all'assistenza di uno psichiatra, di passare avanti al nostro diretto e quotatissimo avversario. ma che peccato, era stato avanti per tre quarti del percorso... ma come ci dispiace...ma come? così bravo?, Vabè, tagliamo l'arrivo. Primi. Again.

Terza regata, bastone nelle acque antistanti l'isola. Che dire, regata perfetta, partenza buona, bordi giusti, manovre semplici e precise. Primi per tutto il percorso, con il nostro timoniere reduce da una nottata in bianco per via di un malore, vinciamo overall, in reale e in compensato. I nostri avversari, dietro e inermi. E dire che ci avevano provato.

Ora mi direte, ma un po' di ironica polemica no? Abbiate un po' di pazienza, vi devo ancora parlare dell'organizzazione, della cena al ristorante (che merita un post a parte), della premiazione e del relativo buffet (quello che ho descritto qualche post fa è una passeggiata).

Ma una cosa la dico subito. Il mare ha un potere meraviglioso, accomuna o separa, ma è democratico e ci fa essere veri.

Così sono tornato a casa con qualche amico in più e qualche conoscente in meno.

Siamo tornati


Riassumere tre giorni di regate è difficile.
Abbiate un po' di pazienza.
Sto raccogliendo le idee per meglio raccontarvi le esperienze in mare e a terra.
Per il momento vi anticipo che su tre regate disputate abbiamo fatto tre primi posti.
Naturalmente i miei ringraziamenti e la mia stima a tutto l'equipaggio, agli amici con i quali ho condiviso, come sempre, questi tre giorni di mare, vento, sole e onde.


giovedì 24 aprile 2008

BUON VENTO A TUTTI

Tre giorni di regate.

Tre giorni di sole mare e vento.

Tre giorni.

Con gli amici.

Questa è l'imbarcazione.


E questo il suo website
Cliccate qui

venerdì 18 aprile 2008

Il Buffet dei velisti

Ho spesso scritto di regate, crociere, mare, vento. onde.
Questa però la dedico a chi ha vissuto l'esperienza e a chi immagina che la vela sia solo per persone raffinate.

A tutti coloro che si riconosceranno va la mia stima come gente di mare e il mio rispetto come sportivi.

A CENA COI VELISTI

Prendiamoci ora una bella pausa dalle regate, abbiamo appena finito la regata lunga, ed abbiamo bisogno di riposarci e rifocillarci.
Ci sono molti modi di sfamare un velista, uno di questi è il buffet. Spesso offerta dall’organizzazione della regata, o da un circolo promotore, o da uno sponsor, la cena in piedi è, allo stesso tempo, croce e delizia.
Innanzitutto, bisogna ricordare che nonostante la vela sia uno sport per gentlemen, gli uomini che partecipano alle regate sono delle bestie affamate ed assetate di birra. Non esiste più distinzione di sesso, nessuna donna velista si aspetterà che qualche gentiluomo le riempia il piatto di delizie, tanto meno che le porga una forchetta. E nessun uomo si aspetti che una gentile donzella si prenda cura di lui. Immaginate un esercito schierato, armi in pugno, di fronte al nemico, in attesa del grido “all’attacco!” dato dal comandante. E’ esattamente l’atmosfera del buffet per i velisti. Il nemico è il buffet, il comandante è, di solito, un distinto quanto ingenuo Maestro di Casa, che sostituisce il grido di guerra con un timido “prego, il buffet è aperto”. Bene, i più esperti di guerriglia da cibo sono già in prima fila e, aiutati dal grip delle scarpe tecniche, si piantano davanti al tavolo e sfoggiano la loro miglior performance da cefalopode. Intendo dire che tirano fuori un frattale di arti, da ogni mano ne esce fuori un’altra, e un’altra ancora e da ogni dito ancora un altro e così via. Le tipologie di affamati sono varie: c’è “palo di ferro”, quello cioè che rimane lì, piantato e fa ostruzione passiva, si riempie placidamente il piatto di tutto mentre tu stai li a spingere e ad essere scambiato per omosessuale, vista la pressione che fai sul corpo del personaggio in questione che ti guarda pure come per dire “ma che, ce stai a provà?”. C’è poi il “bulimico”, non importa se mangerà o meno quello che sta mettendo nel piatto, l’importante è riempirlo sfidando qualunque legge della fisica. Parliamo dell’ “ordinato”, quello che prova a mangiare prima l’antipasto, poi il primo, il secondo, qualche contorno, i dolci e cerca anche la bevanda da accoppiare. Non andrà molto lontano, mentre lui è lì che sceglie, gli altri si sono sbafati tutto e gli hanno lasciato solo avanzi non ben distinti di quelle che una volta erano pietanze commestibili. Nelle retrovie, intanto, ci sono i “temporeggiatori”. Sono quelli che aspettano che la calca finisca, e indovinate cosa fanno nel frattempo? Semplice, con le mani a paletta, leggermente inclinate, ora a destra ora a sinistra, secondo le “mura”, mimano le barche in regata. Usanza molto comune in qualunque circostanza si incontrino due o più velisti.
E così, tra un rutto e una virata mimata, finisce anche il buffet dei velisti. Voi, non contenti di quello che avete ingurgitato alla regata lunga, vi sentite un pelo sconfortati dal fatto di aver mangiato, esattamente in quest’ordine : sfogliatelle, parmigiana di melanzane, insalata di mare, penne all’arrabbiata, babà, cozze gratinate, corn flakes, una “nuvola” di spaghetti aglio e olio, tiramisù, poco, per il peso equipaggio, vitello tonnato, e fiumi, letteralmente fiumi di birra. Tanto domani andiamo a correre prima della regata!

No no, io la prossima volta vado al ristorante, per una cena alla Buongusto, spaghetti, pollo e insalatina.


mercoledì 16 aprile 2008

Solo un'ispirazione

Premetto che a me del demente in questione non me ne importa nulla, ma mi ha sempre ricordato il personaggio di un film. E per deformazione professionale eccovi un'altro divertissement.

L' evoluzione ai raggi X

Prendendo in prestito un'immagine e rielaborandola a modo mio, su suggerimento di un amico e collega, eccovi una cosetta delle mie.
involuzione, creatività, logo creazione, graphic design

martedì 15 aprile 2008

Il tram della Torretta.


A parte che a Napoli le rotaie dei tram le mettono e le tolgono come se fossero stuzzicadenti, ma questo è un altro discorso, vorrei porre l'attenzione sui nuovi tram acquistati dal Comune dalla Ansaldo Breda, il mitico Sirio.

Ebbene, questo prodigio di inutilità, scomodità e raffinata aerodinamica rappresenta il classico esempio di una cosa progettata da chi non ha mai usato e mai userà l'oggetto progettato in questione.

Intendo dire che la velocità del tram Sirio è un inutile spreco perchè a Napoli il traffico impedisce di utilizzare velocità elevate ai tram, la sua aerodinamicità è quindi assolutamente una presa per i fondelli. per non parlare del sofisticato sistema di ammortizzazione, che mi dovete spiegare a che serve ad un tram. I tram, caro progettista, viaggiano su diritte rotaie, e l'unico risultato degli ammortizzatori "intelligenti" è un continuo ondeggiare del tram, da mal di mare. Consiglio i sacchetti come megli aerei.


Passiamo alla disposizione dei posti. Sono contrapposti, insomma i passeggeri viaggiano l'uno di fronte all'altro, peccato che non ci sia spazio sufficiente a far alloggiare i piedi di chi sta seduto senza che gli altri che sono in piedi non vi inciampino, o nel peggiore dei casi, non li calpestino con inevitabili conseguenze ai piedi ed alle scarpe.

Ora io vorrei che il progettista prendesse una sola volta il tram Sirio, magari in una giornata di pioggia torrenziale, e che si sedesse al centro di quella indecorosa fila di sedili, e che qualcuno gli calpestasse entrambe le scarpe nuove di cuoio bulgaro da 1000 euro, e poi gli dicesse "Stai comodo? Mi spiace molto per le scarpe meravigliose da 1000 euro, si sono rovinate? Va bè, progetta un altro scempio del genere, e con quello che ti danno comprati delle scarpe nuove, ma da corsa, perchè se continui così è meglio che cominci a scappare.

Ma dico io, c'era proprio bisogno di sti Sirio? Non erano meglio modelli più agili e comodi, come quelli che ha sostituito, per fortuna non del tutto?

lunedì 14 aprile 2008

Finalmente una bella notizia


Ho l'onore ed il piacere di essere amico dell'armatore
di questa splendida, mitica imbarcazione.
Con lui ed altri amici ho condiviso meravigliose ed impagabili
giornate di mare, vento e sole.

Mi ha appena comunicato che è on line il sito ufficiale dello yacht.


TEMPTATIONSAIL.COM

E siccome l'estate si avvicina, rifatevi gli occhi.

E non aggiungo altro.


...zzz...zzz

Pannelli arredamento cemento artistico lavori di ristrutturazione decorazioni in casa

mercoledì 9 aprile 2008

Piacevolissima Rettifica.

Ci avevano provato ad affondarci, ma alla fine, meritatamente ce l'abbiamo fatta!

Carlo Olivari cri cri2 vela professionista tailer barvo velista competente equipaggio forte
Un mesetto fa ho pubblicato un post riguardo un solo maledettissimo punto per il quale eravamo arrivati quarti al Campionato Invernale Vela d'Altura della V Zona.

Invece, oggi ci arriva la notizia che, grazie ad una protesta per irregolarità alla barca terza classificata, la stessa è stata retrocessa di quattro posizioni e noi siamo, meritatamente, risaliti al terzo posto.

La cosa ci ha fatto molto piacere, tanto più che, correndo con una barca penalizzata dal sistema di compensi (che magari spiegherò in seguito), siamo costretti a non sbagliare niente a non concederci sbavature.

Se a questo aggiungete che regatiamo nel modo più corretto possibile, e che la nostra barca soffre la presenza di barche più grandi e performanti, questo terzo posto ci sta proprio bene.

E' una bella ventata di ottimismo per la stagione di grandi eventi velici che ci apprestiamo ad affrontare.

Questo post è dedicato a tutti gli amanti del mare e, come sempre, a tutti quelli coi quali ho condiviso mare, vento e onde.

Buon Vento e a presto!

Carlo

giovedì 3 aprile 2008

Un lestofante da eliminare

Cliccate qui e vi renderete conto che sotto il nome di Arte si nasconde il sadismo speculativo di un grandissimo pezzo di me..a.

Ora, il suo nome sul mio blog non comparirà mai, ma ritengo sia giusto fermare quest'imbecille.

Non tacciatemi di violenza o volgarità, ma come ho spesso detto:

ANIMALI E BAMBINI NON SI TOCCANO!

P.S. Ora, vera o falsa che sia la notizia, cerchiamo di produrre Arte con la A maiuscola.
E a quel paese tutti gli pseudoartisti provocatori, ignoranti, sensazionalisti e privi di qualunque senso estetico.
E li ho trattati bene!

mercoledì 2 aprile 2008

Una di quelle cose inimitabili


Non ci provate neanche a dire che conoscete il segreto degli "Spaghetti alla Maria Grazia".

I gourmet, campani e non, se sono tali, depongono le armi.

E' impossibile decodificarne la ricetta perfettamente. Se ne trovano, ma nessuna è esattamente quella.

Manca sempre qualcosa. Il segreto è gelosamente custodito nelle cucine del ristorante che vide nascere, per opera del principe Pupetto Sirignano
insieme con nonna Rosa, padrona di casa, il mitico piatto. Era il 1952.



Allora mi sono fatto la mia idea ed eccovi la ricetta, secondo me:
vi occorre

1 Marina del Cantone;
1 terrazza sul mare della marina stessa;
1 o più giornate estive;
1 fame che solo dopo una giornata di sole e mare può venire;
1 manciata di amici coi quali condividere l'esperienza;
aria della Costiera q.b.;
1 (ammesso che siate fortunati) barca dalla quale provenire e sulla quale tornare dopo mangiato a godervi il tramonto.

Non so se mi sono spiegato.

carlo olivari cena cucina a domicilio cooking division eventi enogastronomici immagine coordinata


martedì 1 aprile 2008

Omaggio a Mariotti

Napoli 1884


Ho più volte scritto che questo non è un blog politico nè letterario.

Eppure sto leggendo "Il ventre di Napoli" che Matilde Serao scrisse nel 1884.

E, dalla prima pagina, colpisce per la sua drammatica e sconcertante attualità.

Eccovi l' incipit:

" Efficace la frase, Voi non lo conoscevate, onorevole Depretis, il ventre di Napoli. Avevate torto, perchè voi siete il Governo e il Governo deve saper tutto. Non sono fatte pel Governo, certamente, le descrizioncelle colorite di cronisti con intenzioni letterarie, che parlano della via Caracciolo, del mare glauco, del cielo di cobalto, delle signore incantevoli e dei vapori violetti del tramonto: tutta questa rettorichetta a base di golfo e di colline fiorite, di cui noi abbiamo già fatto e oggi continuiamo a fare ammenda onorevole, inginocchiati umilmente innanzi alla patria che soffre; tutta questa minuta e facile letteratura frammentaria, serve per quella parte di pubblico che non vuole essere seccata per racconti di miserie. Ma il governo doveva sapere altra parte; il governo a cui arriva la statistica della mortalità e quella dei delitti; il governo a cui arrivano i rapporti dei prefetti, dei questori, degli ispettori di polizia, dei delegati; il governo a cui arrivano i rapporti dei direttori delle carceri; il governo che sa tutto: quanta carne si consuma in un giorno e quanto vino si beve in un anno, in un paese; quante femminedisgraziate, diciamo così, vi esistano, e quanti ammoniti siano i loro amanti di cuore, quanti mendichi non possano entrare nelle opere pie e quanti vagabondi dormano in istrada, la notte; quanti nullatenenti e quanti commercianti vi sieno; quanto renda il dazio consumo, quanto la fondiaria, per quanto s'impegni al Monte di Pietà e quanto renda il lotto. Quest'altra parte, questo ventre di Napoli, se non lo conosce il Governo, chi lo deve conoscere? E se non servono a dirvi tutto, a che sono buoni tutti questi impiegati alti e bassi, a che questo immenso ingranaggio burocratico che ci costa tanto? E, se voi non siete la intelligenza suprema del paese che conosce e a tutto provvede, perchè siete ministro?
"

Nota: l'edizione originale venne pubblicata dall'illumunatissimo editore Treves.