venerdì 7 settembre 2007

Fuori tema 2



Mi ero ripromesso di non farne un blog "sociale", ma mi vedo costretto.

Sono ritornato in città, ed ecco che noto:

- che il cantiere di Piazza Amedeo, quartiere Chiaia, salotto buono della città, è ancora aperto e la piazza sarà sostanzialmente uguale a prima dei lavori: Cubetti di porfido come pavimentazione stradale con inevitabile logorio di pneumatici, ammortizzatori, conducenti, motociclisti ecc ecc.

- che il cantiere di Piazza Amendola (Liceo Umberto),
quartiere Chiaia, salotto buono della città, è ancora aperto e la piazza non necessitava la riqualificazione sbandierata.

- che le direttive Euro 1 2 3 4 5 6 7 8... impediranno al 60 70% dei napoletani di prendere l'auto o la moto per andare a lavorare, ma che non esiste un'alternativa valida al trasporto privato, e sembra che il problema traffico ed inquinamento sia fondamentale mentre quello della spazzatura no. E così giù con i divieti e le multe ma nessuno è stato multato per il "disagio?" procurato dai rifiuti per strada.

Potrei continuare, ma mi fermo qui, aggiungo solo che il denaro speso per impupazzare Chiaia poteva essere speso per rendere semplicemente agibili strade di importante comunicazione e viabilità quali: Via Tasso, Via Marina, Corso Umberto e tutte quelle strade il cui manto stradale è lastricato con cubetti di porfido (del Trentino peraltro), o con lastre di Piperno, di difficile manutenzione, soprattutto se manca la volontà di attuarla.

Il paradosso è che se si prova a utilizzare in moto le corsie preferenziali, al solo scopo di preservare la propria incolumità, ed il proprio mezzo, si viene multati, e nessuno risarcisce i danni fisici e materiali, nonchè il tempo perso, provocati dallo stato ormai senza speranza delle strade napoletane.

Questo è un post sociale, ma per certi versi riguarda l'architettura, il piacere di vivere in un luogo civile, l'estetica.

Non credo che scriverò oltre del dissesto della città, non è il luogo adatto, nè ne ho voglia.

Anche perchè credo rimarrano parole di sfogo e basta.

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