lunedì 2 marzo 2009

Discrepanze

Da gastronomo e da appassionato fondamentalista del cibo sto collezionando una certa quantità di materiale riguardo l'argomento.

Capita con i libri, sia quelli puramente di ricette, ma anche con le biografie di cuochi e cuoche.

Naturalmente capita anche con i film. Alcuni capisaldi come "Big Night", "Il Pranzo di Babette", "Il Cuoco, il Ladro, sua Moglie e l'Amante" ecc ecc...

In tutti i film che sto collezionando si nota una certa passione per la cucina, un amore per il cibo, per le "cose" che lo riguardano, credo che per chiarire cosa voglio dire basta citare la scena finale di "Big Night" in cui Stanley Tucci prepara una semplicissima frittata nella cucina del ristorante che era stato il teatro di una elaborata e colossale cena, o la meticolosità della preparazione delle Cailles en
sarcofage
che Babette elabora per il suo Pranzo.
E concludo con la paranoica ripetitività dei movimenti del cuoco deputato alla preparazione dei fondi in "Il Cuoco, il Ladro, sua Moglie e l'Amante"
Se volete andatevele a vedere. In ognuna di queste scene troverete l'essenza del cibo e della passione. Cucinare bene è prendersi cura, gli anglofili direbbero "taking care". Pensate alla cottura del TIMPANO di maccheroni, è come attendere una creatura sovrumana che sarà in grado di regalarci splendide emozioni quando avrà finito di cuocere nella rovente oscurità del forno.

Ok, mi sono lasciato prendere un po' la mano...

L'altra sera però, ci è capitato di vedere "Sapori e Dissapori", remake di "Bella Martha" di Sandra Nettelbeck.

Sapori e Dissapori è con Catherine Zeta Jones. Ebbene, nessun ruolo è più distante dall'attrice quanto quello di chef di un ristorante.
L'assoluta mancanza di manualità, lo scostante atteggiamento nei confronti del cibo e quell'arietta da signorina di periferia inspegabilmente assurta ai quartieri alti rendono la pellicola non credibile, il personaggio fastidiosamente irritante e le scene di cucina, quelle relative alla "linea" di un ristorante da 80 coperti, quantomeno risibili.

Non dico che tutto debba essere come viene descritto in "Kitchen confidential" di A. Bourdain, ma niente di lontanamente simile. Una sdolcinata commedia dove, se i protagonisti avessero gestito una lavanderia, la differenza non si sarebbe notata.

Ripeto, il cibo è una cosa troppo seria ed è un atto d'amore, verso gli altri e verso se stessi.

Tutto il resto è semplice sostentamento.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Il pranzo di Babette..... se qualcuno me lo avesse prestato potrei essere daccordo con te....
Mentre mi dispiace ma il racconto originale di Karen Blixen è invece abbastanza deludente....
Chicca.

carlo olivari ha detto...

cara amica purtroppo, come sai io dimentico ed avevo incaricato altri di ricordare e, guarda caso, ha domenticato...
se vuoi te lo racconto, o ti faccio dei disegni

Anonimo ha detto...

Vada per i disegni, e mi raccomando con l'occhio vivido della tartaruga....
E ora, sbattendo forte forte i piedi per terra, "lo voglio, lo voglio, lo voglio!!"