mercoledì 7 gennaio 2009

Universi paralleli 2


E' mattina presto, il molo è animato da pochi pescatori, l'atmosfera è quasi irreale.
Tutto è silenzio, poche voci ripetono parole antiche, i gesti, sempre quelli, mani che recuperano ormeggi, dita che rifilano reti.

I gabbiani, quando non "sentono" il vento, tutti in fila sulla falchetta di un vecchio gozzo, si contendono un pesce scartato e gettato loro da un pescatore.
I cormorani si asciugano sulla grande boa che delimita il basso fondale all'interno del porto.
Un branco di gatti, e sono anni che si riproducono tra loro, sei o sette sono sempre neri, qualche pezzato, li vedi crescere, giocare sulle reti a riposo, e aspettano ogni barca che rientra dalla notte di pesca, sanno che ne riceveranno pescietti e molluschi.


Gli uomini, lì, che per molti anni sono stati pescatori bravissimi e stimati
portando a terra il miglior pesce della regione, si scambiano poche parole, poche, i pescatori non amano parlare.
E' un mondo surreale, sapendo che fuori da quell'ormeggio sicuro è solo traffico e urla e caos.
Lo guardo e penso che c'è qualcosa che non va.
Mi chiedo se è possibile assistere a questo spettacolo.
Non ora e non qui.
E per quanto ancora.

Per quanti di voi si stessero chiedendo dove accade tutto ciò rispondo, non in Bretagna e nemmeno sulle coste del Maine.
E' incredibilmente il Porto del Granatello.

In Inverno.


P.S. Invito, quanti stessero pensando che sia troppo romantico e sdolcinato, a leggere, ora, qui sotto.
A testimonianza del fatto che le cose appaiono diverse, dipende da come le si guarda.

Fa freddo, ed è maledettamente presto.
L'atmosfera spettrale del porto è interrotta dalle grida volgari di quelli che sono, ora, gli eredi dell'antica arte della pesca che aveva concentrato in questo porto il miglior pesce della regione.
I gabbiani, quando non svolazzano nelle discariche vengono qui, a contendersi con urla, gli scarti del pesce.
I gatti sono lì, a guardia del molo, almeno riducono la quantità di topi in circolazione.
I pescatori si scambiano poche parole, poche, più per invidia che per riservatezza.
E sono pronti a sparlare di questo o di quello, solo per boria.

Lo guardo, e penso che questo posto va esattamente come tutto il resto che lo circonda.
Male, nel caos e nel disordine.

Per fortuna non è così.
E' stato solo un brutto sogno.

In Inverno


1 commento:

Anonimo ha detto...

Questa volta sono io ad essere pessimista ma  riconosco,pur non essendoci mai stata, la seconda immagine  di cui tu  parli così maledettamente uguale a un qualsiasi altro posto di questa nostra Campania infelix. Sarà l'uggia di questi giorni,sarà che non ho ancora smaltito la sindrome della ricorrenza che ahimè mi attanaglia durante le feste,ma  ti comunico che "oggettivamente" è proprio ciò che  è ed esiste,indipendentemente dalla prospettiva da cui  ci si pone. Facciamocene una ragione e non illudiamoci.Un saluto.Luisa