lunedì 21 settembre 2009

Ci vuole orecchio, almeno per me.


Dunque, è un po' che non scrivo di cucina, per questo mi è venuto in mente di dire due paroline sulla frittura. Ieri, domenica, abbiamo deciso per una frittura di calamari. Non mi dilungherò su farine, semole o pastelle, mi interessa esporvi una sensazione che mi è venuta mentre friggevo i croccanti anellini e le tenere "ranfetelle".

Io adoro friggere, mi piace, trovo la frittura non una scienza esatta, come l'arte della pasticceria, la vedo più come una piccola amorevole sfida tra una padella di ferro nero piena d'olio e voi che state ai fornelli.

So che i veri chef e i maestri di arte culinaria cominceranno a storcere il naso, ma io non mi interesso di temperature dell'olio, di quantità, di punto di fumo e via discorrendo, la frittura, in quanto tale, non è proprio sana e leggera e non ci sono, a mio avviso, fritture dietetiche.

Su una cosa però mi voglio soffermare, sul fatto che io friggo ad orecchio, nel senso che se è vero che mentre si cucina impegniamo tutti e 5 i nostri sensi, durante la frittura io ascolto.

Ascolto l'olio, al diavolo i termometri e le friggitrici, lo ascolto come un amico che sta producendo per me saporite e croccanti pietanze.
Lo ascolto per sapere se la temperatura è giusta, se devo aggiungere olio, e poi rimesto, rigiro, osservo, ma soprattutto ascolto, e riesco con l'udito ad evitare dolorose scottature da goccia traditrice. Non sempre, ma il più delle volte è così.

Non so se la cosa capiti anche a voi, ma per me è una questione di orecchio.



Poi, per concludere, e non senza una certa nostalgia, mi viene in mente una coppia di ambulanti (meglio, itineranti) di Porta Nolana, che friggevano la pizza cicoli e ricotta nel cofano posteriore di una vecchia 127 blu e che, con due ferri da calza rigiravano quei dischi dorati prima di servirveli fumanti nelle vostre mani gelate dal freddo di una mattinata invernale.

Una vera sinfonia!



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