lunedì 29 dicembre 2008

Pre-resoconto e qualche riflessione (gastronomica)

Che dire, per me il Natale non rappresenta una festa dello spirito.
Più di ogni altra ricorrenza, rappresenta un tuffo nelle tradizioni gastronomiche, un viaggio attraverso esperienze culinarie, qualche volta innovative, insomma un'occasione per soddisfare il corpo. Non è per blasfemia, ma rifuggo dal senso siamo-tutti-più-buoni e mi godo la parte più materiale della festività.

Per non tediare il lettore non mi dilungherò in particolari, se non sotto esplicita richiesta, ma mi limiterò a segnalare alcuni fatti degni di nota, o che a me sono rimasti impressi.

Sarà una semplice lista, per il momento, confortata da qualche chiarimento.
Il primo dei quali è che non ho mai cucinato, se non il 27, e per la cena della Vigilia mi sono limitato ad eseguire le direttive della padrona di casa, e laddove è stato possibile, elargire qualche suggerimento.

1) la Cena della Vigilia è stata una esplorazione nella cucina fusion con un occhio alla tradizione, insomma pesce si, ma in forme e ricette un po' diverse, tranne che per le orate di mare cucinate secondo la legge. Notevoli l'aperitivo di crostini al foi gras con prugne all'Armagnac e il dessert, un babà guarnito con gelato di riso alla cannella, crumbles e anice stellato.

2) il Pranzo di Natale, un vero bagno di tradizione e calorie cilentane.
A tavola alle 14,30. Trenta persone, organizzazione da cucina professionale, un numero abnorme di portate, ma quantità dosate in modo tale che si potesse arrivare a fine pasto con un certo senso di pienezza ma non di malessere.
Una nota su tutte, alle 17,00 è stato servito il capretto alla brace.
Notevoli le pennette gorgonzola e noci ed il pollo ruspante e paesanissimo, semplice, al forno, perfetto e reso ancora migliore dal fatto che sedevo di fronte alla cuoca del pollo in questione. Complimenti alla signora F. che con lucida calma e fattiva operosità ha gestito la situazione come si trattasse di un semplice pranzetto tra intimi.

3) il Pranzo di Santo Stefano. A metà tra la tradizione e l'innovazione. Notevoli il maiale arrosto con composta di mele e patate rosse al forno e la torta ricotta e pere, eseguita secondo le rigide direttive dell'AIReP (Associazione Italiana Ricotta e Pere). Quella è la Torta Ricotta e Pere, tale che se da qualche parte me la propongono, desisto sapendo che non sarà mai quella Ricotta e Pere.

Per motivi che non sto a dire, ma che alcuni di voi possono immaginare, sono mancati, in attesa che la questione la sbrogli io, La Minastra Maritata del giorno di Natale e i Manfredi con Ricotta, naturalmente al Ragù, del giorno di Santo Stefano.

Concludo con il meraviglioso invito arrivato il 25 mattina, da parte degli amici A. e A. per gustare la Cernia pescata da A. e G. con la barca di E., il 27 sera.
L'invito prevedeva che cucinassi io la preda di circa 4 kg.
E così è stato.
Ci rechiamo un po' prima dai nostri amici, per tutta la giornata avevo mentalmente ideato e organizzato la ricetta, DOVEVO creare qualcosa, ma niente che coprisse la freschezza e la delicatezza della cernia.

A. ed S. sono stati ottimi aiuti e consulenti, abbiamo sfilettato tranciato e spolpato lo splendido animale.
Alla fine ne è uscito fuori un primo in bianco, semplice, appena tirato con prosecco, più leggero e meno prepotente di un bianco secco, ed una spruzzata di limone.
Il tutto propedeutico ad un trancio di cernia agli agrumi servito, a parte, con una salsa di finocchio allo zenzero, delicata e fresca.
E' stato un bell'esperimento, ho improvvisato, e, visto che gli amici, benevoli, non mi hanno tirato le pentole dietro, pare che sia anche riuscito.

Naturalmente il tutto non poteva accadere se non ci fosse stata la Cernia meravigliosa, ed anche la prima di una lunga serie, si spera.

Il mio personalissimo tributo all'animale in questione

Quindi, i miei complimenti ed i miei ringraziamenti agli amici G. e A. che l'hanno pescata, a E. che ha messo a disposizione la barca, a S. che mi ha aiutato preparando la salsa di finocchi, a A. che ha preparato una tavola perfetta, aggiungendo e togliendo posti, ma sempre mantenendo la calma, man mano che gli invitati arrivavano o davano forfait, e un po' anche a me che la cernia l'ho cucinata.

Ma sopratutto, una cosa vale su tutte, il sapore dell'amicizia, della stima e dellla sincerità.

P.S.
Se c'è una cosa sulla quale ho riflettuto in questi giorni enogastronomici è questa:

La Cucina è un atto d'Amore,
ed è una cosa seria.






2 commenti:

Anonimo ha detto...

Che  dirti? Vorrei avere una minima parte della tua  classe.Io ci sto lavorando(anche leggendo blog come questo).Alla prossima.Luisa

carlo olivari ha detto...

si si, grazie, troppo buona, evidentemente non mi conosci...